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Arte Paleocristiana : Simboli Pagani o Cristiani?

Nei primi secoli della nostra era, la scarsa conoscenza dei contenuti del Cristianesimo, le dicerie e le false notizie ne diffondono una visione terrificante: il mistero dell'Eucarestia - il concetto mistico del cibarsi del corpo di Cristo - viene distorto a tal punto che si ritiene che i suoi seguaci pratichino il cannibalismo (accusa dura a morire, che infatti ritroviamo anche nel modernissimo 2014! Vai a spiegare che se proprio vogliono usare un termine corretto quello è "Teofagismo", cioè nutrirsi di un Dio e non di un semplice uomo!).

In aggiunta a tutto questo i primi cristiani rifiutavano categoricamente di tributare onori divini all'imperatore, motivo per cui essi apparivano come un pericolo pronto a minacciare l'ordine politico dello Stato.

Non è quindi un periodo in cui il fedele possa manifestare spensieratamente il proprio credo e questo spiega perchè agli inizi il Cristianesimo non si esprima liberamente attraverso l'arte: si deve rimanere nascosti o comunicare con gli altri attraverso un codice che solo i cristiani possono interpretare.

E questo codice è il simbolo, che riveste una grande importanza nell'arte degli inizi: è l'unico elemento, ad esempio, che permette di distinguere all'interno di un cimitero una tomba cristiana da quella di un pagano, ma che allo stesso tempo può essere confuso con un'immagine diffusa nel mondo pagano. 

Es: La rappresentazione di una vendemmia, o di semplici tralci di vite, è vista dai pagani come un elemento decorativo molto diffuso ispirato al culto di Bacco, il dio dell'ebbrezza e della sfrenatezza. Per un cristiano, invece, questo è un modo per ricordare Gesù che aveva detto:"Io sono la vite e voi siete i miei tralci". Attraverso, dunque, questo genere di immagini i fedeli - e solo loro - possono riconoscersi come comunità, mandarsi messaggi criptati senza destare sospetti.





Simboli dell'arte paleocristiana

L'orante: è una figura priva di un significato particolare. Rappresentato con le braccia aperte e le mani rivolte verso l'alto in preghiera. E' spesso presente sui sarcofagi paleocristiani. La sua iconografia è apparentemente neutra, ma per un cristiano è evidente l'invito che questa rivolge.


 

Un modo nascosto di invocare Gesù è la raffigurazione del pesce il termine greco che lo designa è un acronimo, cioè un nome composto da lettere che sono le iniziali di altre parole. Pesce in greco si dice ichthys e per un fedele significa I (esoùs) Ch (ristòs) Th (eoù) Y (iòs) (otèr), cioè "Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore".







Pesce e pane 


La colomba che regge con il becco un ramoscello d'olivo ricorda quella inviata da Noeè dopo il diluvio che ritorna con l'olivo facendogli capire che la collera di Dio è cessata e che le acque si sono ritirate. Diventa, quindi, un simbolo del raggiungimento della pace divina. 


La fenice è un uccello mitologico che si diceva provenire dall'Arabia. Secondo la credenza degli antichi, questo moriva bruciando, ma poi rinasceva dalle proprie ceneri. Nel vocabolario artistico cristiano la fenice diventa così un modo per ricordare la Resurrezione.






 L'alfa e l'omega sono rispettivamente la prima e l'ultima lettera dell'alfabeto greco (si ricordi che i libri del Nuovo Testamento sono scritti in questa lingua): è una citazione, fatta attraverso l'immagine, dell'Apocalisse di Giovanni, in cui Gesù dice: "Io sono l'Alfa e l'Omega, principio e fine".




 L'ancora può essere letta in due modi: da un lato la sua figura può ricordare la croce e perciò vale come simbolo del sacrificio di Cristo; dall'altro, siccome l'ancora trattiene la nave salda nel porto, diventa il segno della saldezza nella fede.


Vario è il modo di rappresentare Gesù. La figura più nota è quella del buon pastore, attinta dalle metafore dei Vangeli e largamente ricorrente nei bassorilievi che ornano il fronte dei sarcofagi paleocristiani. 



I modelli dell'arte pagana tardo-antica vengono riutilizzati e arricchiti di un nuovo contenuto: ecco allora il Cristo-Sole che riprende un'immagine del Sole alla guida del suo carro trainato da cavalli diffusa sulle monete del periodo. Un tempo l'imperatore stesso veniva ritratto in questo modo; è un modo per dire che ora è il Figlio di Dio il nuovo signore del mondo (e non certamente per seguire il culto solare sic!). Secondo i cattolici, ma non solo, il simbolismo solare per indicare il Cristo è ben radicato nella Bibbia. I libri profetici della Bibbia giudaica si concludevano proprio con l'aspettativa di un sole di giustizia: " La mia giustizia sorgerà come un sole e i suoi raggi porteranno la guarigione...il giorno in cui io manifesterò la mia potenza, voi schiaccerete i malvagi..." (Libro di Malachia, 3, 20-21)
Moneta dell'imperatore Marco Aurelio Probo (ca.280), con Sol Invictus alla guida di unaquadriga, con iscrizione SOLI INVICTO, "Al Sole Invitto". Notare come l'imperatore porti una corona radiata, attributo del dio.
Mosaico del III secolo nella Necropoli vaticana sotto la basilica di San Pietro, nella volta nel Mausoleo dei Giulii: raffigurazione di Cristo  alla guida del carro.




L'immagine della giustizia divina rappresentata come un astro-sole splendente deriva dal libro di Isaia (30,26 e 62,1) e da Sapienza (5,6):
  • La luce della luna sarà come la luce del sole e la luce del sole sarà sette volte di più, quando il Signore curerà la piaga del suo popolo e guarirà le lividure prodotte dalle sue percosse.
  • Per amore di Sion non tacerò, per amore di Gerusalemme non mi darò pace, finché non sorga come stella la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada.
  • Abbiamo dunque deviato dal cammino della verità; la luce della giustizia non è brillata per noi, né mai per noi si è alzato il sole.
San Zaccaria, quando preannuncia che Giovanni Battista andrà "dinanzi al Signore a preparargli la via" profetizza che la misericordia di Dio "ci verrà incontro dall'alto come luce che sorge":
  •  per illuminare quelli che giacevano nelle tenebre e nell'ombra della morte, per guidare i nostri passi nella via della pace. (Luca 1,79)
  • luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele. (Luca 2,32)
Il simbolismo teologico Cristo-luce è anche presente nel vangelo di San Giovanni:
  • 4 In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; 5 la luce splende nelle tenebre,
    ma le tenebre non l'hanno accolta. 6 Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni.
    7 Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. 8 Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce. 9 Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. (Giovanni 1,4-9)
  • Di nuovo Gesù parlò loro: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita». (Giovanni 8,12)
Inoltre nelle lettere di San Paolo la simbologia della luce è molto presente con grande ricchezza di sfumature e significati:
  • 8 Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come i figli della luce; 9 il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. 10 Cercate ciò che è gradito al Signore, 11 e non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre, ma piuttosto condannatele apertamente, 12 poiché di quanto viene fatto da costoro in segreto è vergognoso perfino parlare. 13 Tutte queste cose che vengono apertamente condannate sono rivelate dalla luce, perché tutto quello che si manifesta è luce. 14 Per questo sta scritto:«Svègliati, o tu che dormi,
    déstati dai morti e Cristo ti illuminerà
    ». (Efesini 5,8-14)
Il sole nel Nuovo Testamento viene usato due volte come paragone per lo splendore del volto di Gesù :
  1. E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. (Matteo 17,2)
  2. Il suo volto era come il sole quando splende con tutta la sua forza (Apocalisse di San Giovanni 1,16)
Il simbolismo solare è invece molto comune fra i primi scrittori cristiani, che distinsero il "vero sol iustitiae da quello venerato dai pagani e dai manichei" (Agostino, Enarrationes in Psalmos, 25, 2, 3).

L'utilizzo del sole come simbolo cristologico è durato nei secoli sino ad oggi. Si noti l'abside esterna del Duomo di Milano in cui è presente la Trinità: Padre, Spirito Santo, e Figlio raffigurato come un sole fiammeggiante.  



Nell Credo che recitiamo Cristo è chiamato "luce da luce, Dio vero da Dio vero".

Poichè i cristiani pregavano rivolti ad oriente e festeggiavano la domenica, il dies solis pagano, si pensò che essi adorassero il sole. Abbiamo testimonianza di questo grazie a Tertulliano, di epoca precedente a Costantino di circa un secolo e mezzo. Egli infatti afferma che tale accusa fosse benevola in confronto alle terribili calunnie cui venivano spesso sottoposti i cristiani (Tertulliano, Apologeticus adversus gentes pro christianis, IV, XVI - Alii plane humanius et verisimilus Solem credunt deum nostrum -)

Inoltre molti romani credevano che i cristiani adorassero il sole:
  • Gli adoratori di Serapide sono cristiani e quelli che sono devoti al dio Serapide chiamano se stessi vicari di Cristo (Adriano)
  • ...molti ritengono che il dio cristiano sia il sole poichè è un fatto noto che noi preghiamo verso il sole sorgente e che nel giorno del sole ci diamo alla gioia (Tertulliano, de testimonio animae)













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