O Dio, tu ci hai chiamati con una vocazione santa. (2 Tm 1,9)
Dall'Antico Testamento si legge la storia della vocazione di Abramo, capostipite del popolo eletto e padre di tutti i credenti. Il Signore disse ad Abramo: "Parti dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti mostrerò".
Meravigliosa e misteriosa la fede di quest'uomo che proveniente da una generazione idolatra, crede nell'unico vero Dio al punto di abbandonare tutto, terra e parentela, per seguire la voce di lui che lo spinge verso una destinazione ignota.
Abramo parte, vivrà nomade, spostandosi di luogo in luogo secondo le indicazioni di Dio, credendo contro ogni evidenza che egli compirà la sua promessa: "Io farò di te una grande nazione".
S. Paolo parla della vocazione del cristiano che trova la sua radice in quella di Abramo, ma è illuminata e sublimata dalla grazia di Cristo.
Dio ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non in base alla nostra opera, ma al suo disegno e alla sua grazia; la quale ci è stata donata in Cristo Gesù.
Abramo è stato chiamato in vista di Cristo al quale doveva preparare il popolo da cui sarebbe nato; ma il cristiano è stato chiamato al seguito di Cristo per virtù della grazia sgorgante dal ministero pasquale della sua morte e risurrezione. Abramo ha visto da lontano il giorno di Cristo, il cristiano lo vede da vicino, inserio com'è nel tempo giàs antificato dalla sua venuta. Se Abramo ha risposto con tanta pienezza alla chiamata divina, quanto più è tenuto a farlo il cristiano ora che Gesù ha vinto la morte ed ha acceso la vita e l'immortalità con il Vangelo.
Secondo un'antica tradizione, il Vangelo della Trasfigurazione è sintesi del mistero di morte e di risurrezione del Signore ed espressione indicativa della vocazione del cristiano.
Il fatto avvenuto sei giorni dopo la professione di Pietro a Cesarea, seguita immediatamente dal primo annuncio della Passione, si presenta come una conferma della dichiarazione: Tu sei il Messia, il Figlio del Dio vivente (Mt 16,16) e nello stesso tempo come un incoraggiamento agli Apostoli perchè non si avviliscano per le sofferenze che Gesù dovrà subire. Essi devono comprendere che la Passione anzichè distruggere la gloria del Figlio del Dio vivente ne è il passaggio obbligato.
E si trasfigurò davanti a loro e il suo volto brillò come il sole, e le sue vesti divennero candide come la luce (Mt 17,2). Di front a tale spettacolo, Pietro scatta: lui che aveva reagito con violenza al discorso sulla passione, ora davanti alla gloria del Maestro amato esclama entusiasta: "Signore, è bello per noi restare qui".
La croce lo aveva inorridito; la gloria invece lo esalta e vorrebbe fermarvisi ignorando tutto il resto. Ma la visione beatificante del Tabor non è che un anticipo della gloria della Risurrezione e un viatico per seguire con coraggio Gesù sulla via del Calvario. Tutto ciò è espresso dalla voce che viene dal cielo: Questi è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto: ascoltatelo. Il Padre si compiace del Figlio che pur condividendo con lui la natura divina, accetta di celarne gli splendori sotto il velo della carne umana e più ancora sotto l'ignominia della croce. I discepoli devono ascoltarlo sempre, soprattutto quando parla di croce e ne insegna la via. La vocazione del cristiano è conformarsi a Gesù Crocifisso per essere un giorno conformati alla sua gloria.
Dall'Antico Testamento si legge la storia della vocazione di Abramo, capostipite del popolo eletto e padre di tutti i credenti. Il Signore disse ad Abramo: "Parti dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti mostrerò".
Meravigliosa e misteriosa la fede di quest'uomo che proveniente da una generazione idolatra, crede nell'unico vero Dio al punto di abbandonare tutto, terra e parentela, per seguire la voce di lui che lo spinge verso una destinazione ignota.
Abramo parte, vivrà nomade, spostandosi di luogo in luogo secondo le indicazioni di Dio, credendo contro ogni evidenza che egli compirà la sua promessa: "Io farò di te una grande nazione".
S. Paolo parla della vocazione del cristiano che trova la sua radice in quella di Abramo, ma è illuminata e sublimata dalla grazia di Cristo.
Dio ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non in base alla nostra opera, ma al suo disegno e alla sua grazia; la quale ci è stata donata in Cristo Gesù.
Abramo è stato chiamato in vista di Cristo al quale doveva preparare il popolo da cui sarebbe nato; ma il cristiano è stato chiamato al seguito di Cristo per virtù della grazia sgorgante dal ministero pasquale della sua morte e risurrezione. Abramo ha visto da lontano il giorno di Cristo, il cristiano lo vede da vicino, inserio com'è nel tempo giàs antificato dalla sua venuta. Se Abramo ha risposto con tanta pienezza alla chiamata divina, quanto più è tenuto a farlo il cristiano ora che Gesù ha vinto la morte ed ha acceso la vita e l'immortalità con il Vangelo.
Il fatto avvenuto sei giorni dopo la professione di Pietro a Cesarea, seguita immediatamente dal primo annuncio della Passione, si presenta come una conferma della dichiarazione: Tu sei il Messia, il Figlio del Dio vivente (Mt 16,16) e nello stesso tempo come un incoraggiamento agli Apostoli perchè non si avviliscano per le sofferenze che Gesù dovrà subire. Essi devono comprendere che la Passione anzichè distruggere la gloria del Figlio del Dio vivente ne è il passaggio obbligato.
E si trasfigurò davanti a loro e il suo volto brillò come il sole, e le sue vesti divennero candide come la luce (Mt 17,2). Di front a tale spettacolo, Pietro scatta: lui che aveva reagito con violenza al discorso sulla passione, ora davanti alla gloria del Maestro amato esclama entusiasta: "Signore, è bello per noi restare qui".
La croce lo aveva inorridito; la gloria invece lo esalta e vorrebbe fermarvisi ignorando tutto il resto. Ma la visione beatificante del Tabor non è che un anticipo della gloria della Risurrezione e un viatico per seguire con coraggio Gesù sulla via del Calvario. Tutto ciò è espresso dalla voce che viene dal cielo: Questi è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto: ascoltatelo. Il Padre si compiace del Figlio che pur condividendo con lui la natura divina, accetta di celarne gli splendori sotto il velo della carne umana e più ancora sotto l'ignominia della croce. I discepoli devono ascoltarlo sempre, soprattutto quando parla di croce e ne insegna la via. La vocazione del cristiano è conformarsi a Gesù Crocifisso per essere un giorno conformati alla sua gloria.
PREGHIAMO
O Dio che ci comandi di ascoltare il tuo amato Figlio, nutrici interiormente con la tua parola, e purifica gli occhi del nostro spirito perchè possiamo contemplare il tuo volto di gloria.
Al Figlio mio nel quale mi sono compiaciuto, dalla cui predicazione sono manifestato e dalla cui umilta' sono glorificato, senza esitazione date ascolto. Egli è verità e vita, mia potenza e mia sapienza. Ascoltatelo: lui preannunziato dai misteri della legge, celebrato dal linguaggio dei profeti. Ascoltatelo: lui che riscatta il mondo con il suo sangue.... Ascoltatelo: lui che apre la via del cielo e per mezzo del supplizio della croce dispone per voi i gradini che ascendono al Regno.
Si riscaldi, o Signore, la mia fede, secondo l'insegnamento del tuo Vangelo e fà che non arrossisca della tua croce, per la quale è stato redento il mondo. Che io non tema di patire per la giustizia nè diffidi della retribuzione promessa: attraverso la fatica si giunge al riposo e attraverso la morte si passa alla vita. Tu o Cristo, hai assunto tutta l'infermità della nostra umile natura, ma se saremo perseveranti a renderti testimonianza e a tributarti onore, anche noi vinceremo ciò di cui tu riportasti vittoria e riceveremo quello che tu hai promesso....Si tratta di eseguire i comandamenti o di sopportare le avversità, fà che risuoni sempre alle nostre orecchie la voce del Padre tuo che una volta si fece sentire: Questi è il mio Figlio unigenito nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo.
S.LEONE MAGNO
Sermo, 51,7-8
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